Storia del Judo

CHE COS’È IL JUDO E PERCHÈ PROPORLO?


Jigoro Kano ideatore del Judo

JU= CEDEVOLE

DO = VIA


Il judo è la via (DO) più efficace per utilizzare la forza fisica e mentale.
Il metodo judo ci insegna l’importanza di impiegare la minima forza per ottenere un risultato vantaggioso, ossia: “massimo risultato con il minimo sforzo”. Esempio: Se l’avversario mi tira io lo spingo e viceversa. Non oppongo forza alla forza ma sfrutto la forza avversaria per ottenere il pieno controllo. Questo sul piano fisico ma, come abbiamo detto, importante è anche il piano mentale. Esempio: quando l’avversario attacca in continuazione senza concedere tregua, non si ha il tempo per escogitare strategie adeguate. L’unico modo per risolvere la situazione è applicare istintivamente una tecnica collaudata nella nostra esperienza, senza tralasciare di prendere le opportune precauzioni. Quando si decide di attaccare, si agisce sempre con grande determinazione, pensando solo alla riuscita, un minimo di esitazione o di dubbio potrebbe compromettere l’impresa. Nello stesso tempo non si deve mai agire precipitosamente, trascurando di attenersi alla strategia più idonea alla situazione. Dunque il principio che deve ispirare l’azione di “attacco – difesa” consiste nell’adoperare il corpo e la mente con la massima efficacia. Per questo principio il judo può essere applicato non solo alle discipline di combattimento ma a tutte le situazioni del vivere comune. La pratica del judo può essere intrapresa da donne, ragazzi, bambini, uomini di qualunque età. Il judo è particolarmente adatto alla formazione educativa e sportiva del giovane. Attraverso una graduale propedeuticità si possono guidare le trasformazioni fisiche e psicologiche del giovane fin dai primi contatti con questa disciplina fino al raggiungimento ed allo sviluppo delle sue totali capacità. Attraverso specifici esercizi, proposti spesso sotto forma di gioco, il judo si propone di raggiungere, nei bambini e ragazzi che lo praticano, alcuni obiettivi fondamentali quali: l’autocontrollo, un ordinato sviluppo psicomotorio (acquisizione degli schemi motori di base: miglioramento della lateralizzazione, coscienza dell’insieme degli  atteggiamenti, mobilità della colonna vertebrale e del bacino, rinforzamento della nozione di ritmo nel movimento ecc…), avviare alla pratica sportiva, educarli alla concentrazione, l’integrazione con gli altri… Nel judo ogni atto ha un senso ed uno scopo ben definiti. Le varie parti del corpo vengono usate in tutti i modi possibili, in tutte le direzioni, verso l’alto e verso terra, a sinistra e a destra.

Ogni lezione inizia e termina con un saluto. Gesto molto importante e significativo. Nella massima del prof. Jigoro Kano (fondatore del judo): “Noi e gli altri insieme per progredire”, viene sintetizzato il significato morale di uno degli atti che più frequentemente si ripete durante la pratica del judo: IL SALUTO. Gesto che indica  rispetto, gentilezza e considerazione nei confronti di insegnanti, compagni di allenamento ed anche avversari.

Un cenno anche alle: CADUTE. La più alta percentuale delle tecniche di judo, comporta proiezioni. Il motivo primo delle tecniche di caduta è quindi relativo alla propria incolumità. Inoltre noteremo come un judoka sicuro delle sue capacità di impatto con il “tatami” (materassina) sia libero da timori e paure, in relazione ed esercitazioni quali ad esempio il “randori” (piccolo combattimento) ed anche più disponibile a cimentarsi con  judoka di maggior valore. Situazione ottimale per crescere tecnicamente e maturare continue esperienze. E’ facile constatare come uno dei più fondamentali movimenti del judo sia formativo del carattere del judoka stesso.